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Torre Alfina |
Usciamo da
Torre Alfina a sud non prima di aver gustato uno squisito gelato di Sarchioni, famoso in tutta la regione. Alle porte del paese ci si imbatte nella Chiesa della Madonna del Santo Amore, dalla semplice facciata e dal caratteristico campanile. In poco meno di 10 chilometri si arriva, via Citerno, il Fosso di Fociano e le case Palombaro, a
Castel Giorgio col suo palazzo Sannesio e circondato da castelli medievali.
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Castel Giorgio |
Le fitte macchie che circondavano il paese furono rifugio di briganti famosi del secolo XIX, come Davide Biscarini e Luciano Fioravanti. Esiste anche un
Sentiero dei Briganti che va dal Monte Rufeno a Vulci.
Da Castel Giorgio si lascia la strada principale che prosegue da una parte verso San Lorenzo Nuovo e dall'altra verso Orvieto, e si va sempre verso sud per stradicciole in direzione del castello di Montiolo, del '500. Si prosegue ancora fino a delle tombe e a una cisterna di origine etrusca da cui inizia la discesa dai Monti Volsini, lungo lo strapiombo del
Lago di Bolsena.
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Bolsena col suo Lago |
La vista è stupenda e va dal placido lago con le sue isole, Bisentina e Martana, al borgo di
Bolsena che svetta in mezzo al panorama con la sua torre merlata. La rocca Monaldeschi della Cervara, il palazzo del Drago, la fontana dei Medici, sono tutte perle incastonate in questo paesino medievale che si affaccia dalla sua collina sulle acque sognanti del lago vulcanico.
A fianco del borgo spicca la grande
basilica di Santa Cristina.
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Bolsena – Rocca Monaldeschi |
La tradizione cristiana ricorda il miracolo eucaristico, avvenuto proprio a Bolsena nel 1263. Un prete di origine boema, durante la celebrazione della messa sulla tomba di Santa Cristina, avrebbe avuto dei dubbi sulla transustanziazione. D'un tratto del sangue, sgorgato improvvisamente dall'ostia consacrata, bagnò il corporale e i lini liturgici. Papa Urbano IV, che si trovava nella vicina Orvieto, fu informato dell'accaduto e mandò un vescovo per controllare la situazione, con il compito di riportargli il sacro lino insanguinato.
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Basilica di Santa Cristina |
In base a quanto accaduto, l'anno seguente, nel 1264, il Papa promulgò la Bolla Transiturus che istituiva la festa del
Corpus Domini. A Bolsena sono custodite le sacre pietre, di cui una è sempre esposta alla venerazione dei fedeli. La celebre processione che si snoda per le vie del paese vecchio ogni 23-24 luglio venne celebrata, per la prima volta, nel 1811 per volontà del frate francescano Lorenzo Cozza.
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Grotta di Santa Cristina |
Si risale quindi per Santa Maria del Giglio sino ad un bivio con la provinciale 71. Si prende a destra fino al villaggio di Capraccia e qui si svolta a sinistra per l'ultimo tratto di strada di 5 chilometri sino a
Bagnoregio, anticamente conosciuta con il nome di Bagnorea.
Il toponimo deriva probabilmente da Balneum Regis, in riferimento alla presenza di acque termali dalle particolari proprietà terapeutiche. Il nome si tramanda almeno dall'epoca longobarda. Secondo una leggenda, infatti, il re Desiderio nell'VIII secolo sarebbe stato guarito da una grave malattia, grazie proprio alle acque termali che scaturivano nei pressi di questa località.
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Bagnoregio – Statua di S.Bonaventura |
Bagnoregio conosce la predicazione francescana nel Duecento, e dà all'Ordine quello che verrà poi riconosciuto come il suo secondo fondatore, e uno dei Padri della Chiesa: San Bonaventura. Nel 1695 un tremendo terremoto colpisce Civita, che fino ad allora era la Bagnorea propriamente detta, separandola (con la formazione di uno spettacolare dirupo) dalle altre due contrade di Mercato (oggi Mercatello) e Rota: quest'ultima conoscerà una forte immigrazione civitonica divenendo la nuova Bagnorea: ossia l'attuale Bagnoregio.