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Trevi – Cartolina postale del 1918 |
La chiesa di San Francesco a
Trevi venne edificata nei pressi del luogo ove il Santo predicò al popolo trevano nell’anno 1213 e dove si svolse il famoso episodio dell’asino. Bartolomeo da Pisa racconta che, mentre Francesco predicava, un somarello entrò in piazza ragliando e correndo all'impazzata. Allora il poverello di Assisi disse all'animale di stare quieto e di lasciarlo predicare.
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Trevi – Sant'Onofrio |
Ed ecco che l'asino subito si calmò, e stette zitto, con la testa fra le zampe.
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Trevi – Vista da Villa Boemi |
L’edificio, della metà del ‘300, conserva un preziosissimo organo da muro del 1509, tra i più antichi del mondo, affreschi dei secoli XIV e XV e un pregevolissimo crocifisso dipinto nella prima metà del XIV secolo.
La devozione verso l'irlandese S. Emiliano ha influenzato la cultura e la storia di Trevi, che gli ha dedicato il suo duomo del '200. Lungo un percorso inalterato da secoli si svolge ancora, la sera del 27 gennaio, vigilia della festa del Santo, la straordinaria processione notturna detta dell'Illuminata, che è sicuramente la manifestazione più antica della regione.
Lì vicino sorge la
Villa dei Boemi, costruita al centro di un grande parco da Girolamo Fabbri sul finire del ‘500. Le sale del piano nobile sono completamente affrescate. I benedettini dell'abbazia di Bovara dettero un forte impulso all'agricoltura, bonificando vaste zone della valle e sviluppando in collina la coltura dell'olivo, che è coltivato in queste zone da tempi antichissimi e fornisce un olio tra i più apprezzati al mondo. Al termine della via alberata che lascia Trevi c'è il convento di San Martino, decorato con affreschi di pittori umbri tra cui Tiberio d’Assisi, Mezastris, Ascensidonio Spacca detto il Fantino.
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Trevi – il borgo da S.Martino |
Nella cappella è conservato un affresco dello Spagna del 1512.
Si prosegue sempre in piano fino alla frazione di Santa Maria in Valle. Da qui si scende a precipizio sino alla stupenda chiesa di
Santa Maria di Pietrarossa.
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Santa Maria di Pietrarossa |
Del secolo XIII, fu costruita sul luogo ove si ritiene sorgesse il primo nucleo abitativo della città di Trevi, quasi certamente in un ambiente di antiche terme romane.
La chiesa, che ha accusato il terremoto del 1997, prende il nome, come la località, da una pietra di colore rossastro con un buco in mezzo, incastonata nel secondo pilastro di destra del tempio, alla quale gli antichi attribuivano proprietà taumaturgiche legate ai riti della fertilità femminile. E’ ricchissima di affreschi, per lo più a carattere votivo, che vanno dal secolo XIV al XVI.
Poi si attraversa la superstrada Perugia-Spoleto e il fiume Clitunno e si inizia a salire dall'altro versante della Valle Umbra verso
Fabbri.
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Fabbri |
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Montefalco – S.Fortunato |
Qui siamo nella
Strada del Sagrantino, il fantastico vino rosso delle colline di Montefalco che se la vede col Brunello di Montalcino come vitigno principe dell'Italia centrale. Il castello di Fabbri è stato innalzato intorno al XIV secolo come struttura di difesa del territorio dell'ex-ducato di Spoleto, oramai gestito dal cardinale Albornoz. Il castello, di pianta romboidale, è dotato di mura merlate, bastioni, fossato e ponte levatoio. Il mastio principale, alto 20 m, venne costruito nel 1395 da Gregorio da Cerreto.
Si sale quindi ancora fino alla chiesa di
San Fortunato, alle porte di Montefalco, edificata nel 422. Di essa, dedicata al santo nativo di Montefalco, rimangono alcuni frammenti di scultura altomedevali nella sagrestia ed un sarcofago in una cappella laterale. Il monastero e la chiesa francescani furono ricostruiti nel XV secolo. Un cortile pieno di lecci secolari, un bel chiostro con alcune colonne romane, la famosa Cappella delle Rose affrescata nel 1512 da Tiberio di Assisi fungono da accesso alla chiesa che è ornata di affreschi: sopra l’arco sette Angeli oranti e sulla lunetta S.Francesco e S. Bernardino da Siena opere di Benozzo Gozzoli (1450).
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Montefalco – Comune |
Si prosegue dunque per
Montefalco, la 'ringhiera dell'Umbria', bellissimo borgo circondato da mura medievali. Il toponimo Montefalco si deve, secondo la tradizione, a Federico II di Svevia. L'imperatore, visitando i luoghi nel XIII secolo, constatando il gran numero di falchi presenti nell'area, decise di cambiare il nome della località da Coccorone (Cors Coronae) a quello attuale. Importantissimo: nella chiesa di San Francesco, costruita nel Trecento, si può ammirare il meraviglioso ciclo di affreschi di Benozzo Gozzoli raffiguranti episodi della vita del santo. E’ inoltre esposta una Natività del Perugino. Da qui, in direzione di Vecciano, si raggiunge la Fonte di S. Francesco, fatta sgorgare dallo stesso Santo nel 1215, quando, secondo la leggenda, fondò il piccolo convento presso la vicina Chiesa di S. Maria della Selvetta, poi di S. Rocco, che fu la prima sede dell'ondine francescano. Infine giungiamo al termine di una corta discesa al pianoro di
Bevagna. Oggi abbiamo fatto il giro di ben tre dei Borghi più belli d'Italia: Trevi, Montefalco e Bevagna. Possiamo dirci soddisfatti.
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Bevagna – Abbeveratoi |